
Lunedì la scuola scenderà in sciopero e mi auguro vi sia una partecipazione massiccia e convinta alla grande manifestazione di Roma e ai presidi locali che si terranno nei territori.
Scioperiamo contro un decreto legge del governo che sconfessa, tanto per cambiare, quanto sottoscritto con le parti sociali nel marzo 2021 e che, con un’invasione di campo senza precedenti, decreta su materia contrattuale, facendo cadere dall’alto l’ennesima riforma che, se attuata, penalizzerebbe in modo irreparabile la scuola.
Invece di cogliere l’occasione e approfittare del calo demografico riducendo il numero di alunni per classe, invece di mettere mano a piani di studio ormai obsoleti o programmare con serietà gli esami di fine percorso, invece di porre le basi per avviare una sperimentazione didattica vera, sul campo, non impostata da chi a scuola non è mai entrato, si tagliano, da oggi al 2026, diecimila classi e si mette mano alla formazione in modo fumoso e autoritario, senza tenere minimamente conto del fatto che allo Zen di Palermo le esigenze didattiche e di formazione saranno diverse da quelle dei Parioli di Roma e che il piano formativo andrebbe deciso dai collegi docenti, non dall’AFAM, neo istituto di alta formazione pagato dai docenti con la decurtazione del bonus.
In Italia la tragedia è sempre colorata di ridicolo, così da un lato, Bianchi insiste ossessivamente sulla necessità di formarci sulle nuove tecnologie, come se due anni e mezzo di dad non fossero stati sufficienti, dall’altro ci impedisce di acquistare gli strumenti per utilizzarle, riducendo il bonus per pagare l’apparato bruocratico dell’ente formativo, quando i sindacati avevano chiesto di estenderlo anche ai precari.
In piena continuità con la 107 di Renzi, si inserisce un finto elemento meritocratico: il 40% di quelli che hanno terminato il piano di formazione triennale, formazione da effettuarsi fuori dall’orario di lavoro, beninteso, riceveranno un’elemosina. Non si sa di quanto. A decidere i buoni e i cattivi sarà un comitato di valutazione interno, non si sa su quali basi. Un elemento di conflittualità interna di cui i docenti non sentono il bisogno.
Per dare un’idea di quello che stanno facendo: un giovane che voglia insegnare deve laurearsi, fare un anno di tirocinio per acquisire i crediti necessari a fare il concorso di abilitazione, superato questo fare l’anno di prova e tre anni di formazione obbligata. Tutto per uno stipendio che è tra i più bassi d’Europa.
Intanto il contratto è ormai scaduto da tre anni e le proposte del governo di aumento salariale sono semplicemente offensive e irricevibili alla luce dell’innalzamento del costo della vita.
Uno dei punti fondamentali di questa mobilitazione è che se il principio che si può fare carta straccia del contratto di lavoro e dell’autonomia scolastica con un decreto emanato senza consultare le parti sociali, nessuna categoria sarà più al sicuro, si creerebbe un precedente che peserebbe fortemente sul futuro dei diritti dei lavoratori nel nostro paese.
Dunque bisogna scioperare e spero scioperino in massa soprattutto i giovani colleghi, anche se la mobilitazione riguarda tutti perchè tutti quelli che lavorano nella scuola, in modi differenti, saranno danneggiati da questo decreto.
E’ necessario che le scuole chiudano lunedì 30 per dare una risposta forte e chiara a questo governo, che evidentemente non considera più la scuola una risorsa ma solo una spesa da tagliare.
La scuola un’Istituzione molto importante per la formazione, l’educazione unita alla la conoscenza costituiscono un punto di forza dei docenti che si prodigano per rendere gli alunni degli uomini e delle donne consapevoli del loro ruolo nella società.
I docenti meritano una posizione stipendiale più dignitosa, considerate le difficoltà che quotidianamente si trovano a risolvere tanti problemi.
Assolutamente d’accordo, ma qui è in gioco non solo un sacrosanto adeguamento stipendiale ma il passaggio da una scuola della costituzione a una scuola aziendale che per noi è inaccettabile.